Giovanni Falcone e Francesca Morvillo...... "Il loro No a Cosanostra"

"Gli uomini passano, le idee restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini"
Aveva ragione Giovanni Falcone, il magistrato italiano, l'eroe (insieme a Borsellino di cui parlerò poi) simbolo della lotta alla mafia in Italia e non solo.
Accanto a lui una donna che lo amava più di ogni altra cosa e che lo appoggiava nella sua lotta.
Sì, perchè Falcone ci credeva, credeva in un mondo più pulito, più onesto, in una Palermo dove i bambini anzichè giocare venivano arruolati dalla malavita e costretti a compiere furti, omicidi, rapine. Anzichè maneggiare i giocattoli, i quaderni di scuola, si trovavano nelle mani pistole, fucili, coltelli, bombe a mano.
Nel maggio del 1980 Chinnici affidò a Falcone la sua prima inchiesta contro Rosario Spatola che doveva la sua fortuna al riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di eroina dei clan italo-americani.
Da qui cominciò una lunga inchiesta riuscendo a vedere il quadro di un'organizzazione criminale gigantesca: i confini di Cosa Nostra.
Sono anni duri per Palermo che vedono l'ascesa dei Corleonesi, insanguinando le strade con omicidi. Tra cui alcuni toccano molti servitori dello Stato tra cui Pio La Torre e il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il 6 giugno 1983 a New York, arrestato dall'FBI, viene condannato a dieci anni di reclusione Rosario Spatola.
Nacque da qui il progetto detto "Pool Antimafia", composto da quattro magistrati con l'obiettivo di restituire la città ai Palermitani e la Sicilia ai siciliani onesti.
Un'importante svolta fu data dall'arresto di Tommaso Buscetta, il quale decise di collaborare con la Giustizia.
Grazie alle sue dichiarazioni si scopriranno nuove informazioni sulla struttura dell'organizzazione mafiosa.
Il 21 giugno 1989 il giudice divenne obiettivo di un attentato presso la villa a mare affittato per le vacanze.
Alcuni mafiosi piazzarono un borsone con 58 candelotti di tritolo in mezzo agli scogli.
L'attentato fallì.
Molti giudici vennero accusati di favoreggiamento mafioso, arrestati e condannati.
Ai funerali, in Calabria, del giudice Scopelliti, Falcone intuisce ormai che la sua sorte è decisa e ad un amico confida: "Se hanno deciso così non si fermeranno più... ora il prossimo sarò io".
Il 23 maggio 1992 venne assassinato in quella che passò alla storia come la Strage di Capaci.
Falcone si mise alla guida, insieme alla moglie, di una Cromo bianca, al sedile posteriore l'autista giudiziario.
Al gruppo è in testa la Croma marrone con a bordo tre uomini della scorta, poi la Croma bianca del giudice e alla fine la Croma azzurra con a bordo gli altri 3 uomini della scorta.
Le tre auto imboccarono l'autostrada A29. In quel momento Brusca azionò il telecomando che provocò l'esplosione di 400 kg di tritolo sistemati all'interno di fustini in un cunicolo di drenaggio dell'autostrada.
L'esplosione investì violentemente la Croma marrone che venne sbalzata in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza.
La Croma bianca, guidata dal giudice, si schiantò contro il muro di cemento e detriti, proiettando il giudice e la moglie contro il parabrezza.
La Croma azzurra resistette.
Gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo a bordo della Croma marrone morirono sul colpo.
Venti minuti dopo, il Giudice e la moglie vennero trasportati con un elicottero in ospedale.
Tutta l'Italia era col fiato sospeso.
Alle ore 19:05 il cuore di Falcone si fermò per sempre.
Il 5 agosto 1992 venne assegnata al giudice la Medaglia d'Oro al Valore Civile.
La moglie trasportata, ancora viva, all'ospedale morirà alle 22:00 a causa delle gravi lesioni interne.
Anche lei fu insignita con la Medaglia d'Oro al Valore Civile.
Onore anche ai tre uomini della scorta che hanno perso la loro vita, qui i loro nomi:
- Vito Schifani;
- Antonio Montinaro:
- Rocco Dicillo.

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