Gigi Meroni: la breve vita della farfalla granata

Quanta fatica per le farfalle diventare belle e poi vivere 15-30 giorni.
Eppure nella sua pur breve esistenza la farfalla lascia un ricordo indelebile; un ricordo che mai affievolisce.
Vi è una farfalla che indossava una maglia; la maglia color granata.
Granata come la fede; granata come l'amore; granata come il Torino.
Ciò che da sempre mi ha colpito del tifo granata e l'attaccamento dei tifosi alla maglia, e il soffrire con la squadra; lo stare vicini nei momenti più difficili.
E il Toro di momenti difficili ne ha avuti tanti.
Il tragico epilogo del Grande Torino; l'imbattibile corazzata granata, in quel piovoso 4 maggio 1949.
E poi vi è lui, la farfalla.
Col suo volo elegante e soave.
All'anagrafe risponde al nome di Luigi Meroni, anche se tutti lo chiamano "Gigi".
Carattere estroverso e controcorrente.
Amante dei Beatles, della pittura e della poesia.
Disegnava gli abiti che poi indossava.
Conviveva in una mansarda con una giovane ragazza, Cristiana, che era sposata.
Era solito portare capelli lunghi e basettoni.
"Il calciatore-beat" fu il simbolo del Torino di Orfeo Pianelli e guidato da Nereo Rocco.
Il suo numero di maglia, il numero 7. Apprezzato per le sue giocate, per i goal improbabili, e per le sue mitiche giocate.
Famoso resta il goal realizzato contro l'Inter, che valse alla squadra di Helenio Herrera il primo ko stagionale.
Grande amico e compagno di squadra di Combin e Poletti.
Poletti, l'intimo amico.
Meroni amava passeggiare per Como con una gallina al guinzaglio. Artista dentro e fuori il campo era per tanti giovani un simbolo per altri invece un modello negativo da non imitare.
Beniamino dei tifosi granata, rifiutò le lusinghe della Juventus.
"Sono capitato nella giusta sponda di Torino" disse.
Edmondo Fabbri che tanto lo aveva criticato, giunto sulla panchina granata, vedeva in Meroni il leader.
Ma il destino aveva già scritto l'ultima pagina della vita di quella farfalla.
Il 15 ottobre 1967, il Torino batte la Sampdoria 4-2.
Meroni e Poletti attraversano Corso Re Umberto per andare a prendere un gelato.
Un diciannovenne appena patentato investe Meroni.
La sorte vuole che quel giovane, Attilio Romero fosse un grande tifoso di Meroni e anni dopo diventerà presidente del Torino.
La farfalla non ha tempo di reagire. E' un attimo di secondo.
Le sue ali della giovinezza spezzata. Il suo cuore si ferma la sera stessa.
Cristiana, la sua famiglia, i compagni di squadra, i tifosi lo piangono.
Combin in lacrime gli stampa un bacio sulla fronte.
Gli promette che la domenica successiva vinceranno il derby.
Uno scatenato Combin, nonostante la febbre a 39, scende in campo e sigla una tripletta dedicata alla farfalla.
Il numero 7 di Meroni viene indossata da Carelli che al suo debutto calerà il poker.
Una bolgia, il popolo granata e non solo omaggia la farfalla; quella farfalla amata e odiata.
Di fior in fiore vola da allora la farfalla granata, in quel campo color granata, granata come il Toro.

Commenti