Vi è una cosa che fa paura, più della morte ed è l'omertà.
Omertà di chi conosce ma preferisce tacere, preferisce passare avanti, con finti paraocchi a "non veder l'amara luce".
E di bocconi amari l'Italia ce ne serve molti.
Ma dinanzi alla morte, all'ennesima morte di un'innocente non si può far finta di nulla, non si può stare in silenzio aspettando che il tempo faccia il suo corso e che tutta la vicenda finisca nell'oblio.
Per diventare famosi in Italia non serve avere dei talenti, no, basta semplicemente uccidere e allora il tuo bel volto riempirà intere pagine di quotidiani, di siti internet, di programmi televisivi.
La televisione del dolore che specula sulle tragedie familiari, su madri e padri ai quali hanno strappato la gentil carne del proprio ventre.
Noemi Durini aveva sedici anni ed un'intera vita fatta di sogni bellissimi davanti a lei. Innocente volto di una fanciullezza strappata come fior di campo dal cattivo di turno che per egoismo e prepotenza l'ha falciato quel fior.
Si è giustificato dicendo: "L'ho ammazzata perché premeva per mettere in atto l'uccisione di tutta la mia famiglia". Ma la cosa che lascia basiti tutti è che il cattivo di turno sia un ragazzo non ancora maggiorenne, un ragazzo di diciassette anni che mente, mente a sé stesso e agli altri.
Vuole trovare una giustificazione a ciò che ha fatto. Ha ucciso una persona, una ragazza, la sua ragazza. Quella stessa ragazza che per molte volte aveva subito da lui atti di violenza.
Per tale motivo la mamma della ragazza lo aveva denunciato. Ma la giustizia italiana che non esiste ancora ha fatto orecchie da mercante lasciando la donna ma soprattutto la ragazza a combattere da soli. E alla fine il male ha vinto.
Eppure non ci si stupisce, non ci si meraviglia più, non ci si indigna più.
Forse perché ci stiamo abituando a massacri, omicidi, violenza, pensiamo che porgere l'altra guancia sia una cosa futile e invece è l'unica via che potrebbe portarci alla salvezza e alla pace.
La piccola Noemi era scomparsa da casa il 3 settembre e l'ultima immagine di lei viva era stata ripresa da una telecamera. Aveva deciso di fidarsi ancora di quel ragazzo. Era salita su una Fiat 500 bianca, guidata dal ragazzo non ancora patentato.
Per giorni il ragazzo ha detto di aver lasciato la ragazza nei pressi del Campo sportivo di Alessano.
Solo ieri la confessione dell'atroce omicidio.
Il cadavere di Noemi giaceva per terra sotto dei massi in una campagna a 30 chilometri dal Paese dove la ragazza viveva.
E' il tragico epilogo di un altro femminicidio, di un'altra tragedia che si sarebbe potuta evitare se solo la giustizia italiana avesse funzionato, se, se e se. Tanti se, che restano tali.
Sul suo profilo facebook il 23 agosto scriveva: non è amore se ti fa male.
- non è amore se ti controlla.
- non e 'amore se ti fa paura di essere cio' che sei.
- non è amore, se ti picchia.
- non è amore se ti umilia.
- non è amore se ti proibisce di indossare i vestiti che ti piace.
- non e 'amore se dubiti della tua capacita' intellettuale.
- non è amore se non rispetta la tua volontà.
- non e ' amore se fai sesso.
- non è amore se dubiti costantemente della tua parola.
- non è amore se non si confida con te.
- non è amore se ti impedisce di studiare o di lavorare.
- non è amore se ti tradisce.
- non e ' amore, se ti chiama stupida e pazza.
- non è amore se piangi più di quanto sorridi.
- non è amore, se colpisce i tuoi figli.
- non è amore, se colpisce i tuoi animali.
- non e ' amore se mente costantemente.
- non è amore se ti diminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola.
Il nome e ' abuso.
E tu meriti l'amore. Molto amore.
C' è vita fuori da una relazione abusiva.
Fidati!
Omertà di chi conosce ma preferisce tacere, preferisce passare avanti, con finti paraocchi a "non veder l'amara luce".
E di bocconi amari l'Italia ce ne serve molti.
Ma dinanzi alla morte, all'ennesima morte di un'innocente non si può far finta di nulla, non si può stare in silenzio aspettando che il tempo faccia il suo corso e che tutta la vicenda finisca nell'oblio.
Per diventare famosi in Italia non serve avere dei talenti, no, basta semplicemente uccidere e allora il tuo bel volto riempirà intere pagine di quotidiani, di siti internet, di programmi televisivi.
La televisione del dolore che specula sulle tragedie familiari, su madri e padri ai quali hanno strappato la gentil carne del proprio ventre.
Noemi Durini aveva sedici anni ed un'intera vita fatta di sogni bellissimi davanti a lei. Innocente volto di una fanciullezza strappata come fior di campo dal cattivo di turno che per egoismo e prepotenza l'ha falciato quel fior.
Si è giustificato dicendo: "L'ho ammazzata perché premeva per mettere in atto l'uccisione di tutta la mia famiglia". Ma la cosa che lascia basiti tutti è che il cattivo di turno sia un ragazzo non ancora maggiorenne, un ragazzo di diciassette anni che mente, mente a sé stesso e agli altri.
Vuole trovare una giustificazione a ciò che ha fatto. Ha ucciso una persona, una ragazza, la sua ragazza. Quella stessa ragazza che per molte volte aveva subito da lui atti di violenza.
Per tale motivo la mamma della ragazza lo aveva denunciato. Ma la giustizia italiana che non esiste ancora ha fatto orecchie da mercante lasciando la donna ma soprattutto la ragazza a combattere da soli. E alla fine il male ha vinto.
Eppure non ci si stupisce, non ci si meraviglia più, non ci si indigna più.
Forse perché ci stiamo abituando a massacri, omicidi, violenza, pensiamo che porgere l'altra guancia sia una cosa futile e invece è l'unica via che potrebbe portarci alla salvezza e alla pace.
La piccola Noemi era scomparsa da casa il 3 settembre e l'ultima immagine di lei viva era stata ripresa da una telecamera. Aveva deciso di fidarsi ancora di quel ragazzo. Era salita su una Fiat 500 bianca, guidata dal ragazzo non ancora patentato.
Per giorni il ragazzo ha detto di aver lasciato la ragazza nei pressi del Campo sportivo di Alessano.
Solo ieri la confessione dell'atroce omicidio.
Il cadavere di Noemi giaceva per terra sotto dei massi in una campagna a 30 chilometri dal Paese dove la ragazza viveva.
E' il tragico epilogo di un altro femminicidio, di un'altra tragedia che si sarebbe potuta evitare se solo la giustizia italiana avesse funzionato, se, se e se. Tanti se, che restano tali.
Sul suo profilo facebook il 23 agosto scriveva: non è amore se ti fa male.
- non è amore se ti controlla.
- non e 'amore se ti fa paura di essere cio' che sei.
- non è amore, se ti picchia.
- non è amore se ti umilia.
- non è amore se ti proibisce di indossare i vestiti che ti piace.
- non e 'amore se dubiti della tua capacita' intellettuale.
- non è amore se non rispetta la tua volontà.
- non e ' amore se fai sesso.
- non è amore se dubiti costantemente della tua parola.
- non è amore se non si confida con te.
- non è amore se ti impedisce di studiare o di lavorare.
- non è amore se ti tradisce.
- non e ' amore, se ti chiama stupida e pazza.
- non è amore se piangi più di quanto sorridi.
- non è amore, se colpisce i tuoi figli.
- non è amore, se colpisce i tuoi animali.
- non e ' amore se mente costantemente.
- non è amore se ti diminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola.
Il nome e ' abuso.
E tu meriti l'amore. Molto amore.
C' è vita fuori da una relazione abusiva.
Fidati!
E' l'ultimo post, nella foto il suo sorriso spento per sempre da quel "buffone" che si fa il forte davanti alle telecamere che lo riprendono mentre la gente vorrebbe linciarlo.
Un "buffone" che tra qualche anno sarà libero, libero di rifarsi una vita, libero di uccidere ancora, forse. Perché è questa l'Italia, questo il bel Paese che fa fuggire i ricercatori e e fa restare i ricercati.
L'Italia che condanna chi uccide un ladro entrato a rubare; l'Italia che piega in ginocchio intere famiglie; l'Italia del vicino che di casa che ti spara; l'Italia il Paese che non protegge le donne e le lascia sole.
L'Italia ha perso, di nuovo, ancora una volta. Perdonaci Noemi se non ti abbiamo protetta, perdonaci se da sola ti abbiamo lasciata a combattere qualcosa più grande di te....
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