Nessuna insegnante, niente scuola: l'appello di una madre

"Italia, povera Italia" mi verrebbe da dire. Ed è proprio così. L'Italia distrutta da chi invece di fare gli interessi del popolo pensa ad arricchirsi e a scaldare una poltrona.
La vicenda della povera novantacinquenne sfrattata da casa ci ha lasciati senza parole, già perché a pagare e farne le spese sono sempre i soggetti più deboli, quelli indifesi, quelli che non hanno più nulla e che per questo motivo qui deve perdere anche quel poco che le è rimasto.
Un'offesa alla dignità di un popolo, non certamente di una singola persona. Già perché è un fatto che riguarda tutti.
Ma archiviamo per un momento questa triste vicenda per affrontarne un'altra.
Ci troviamo in Calabria.
In un paesino vive una coppia modello, un uomo e una donna esempio di amore e umiltà.
S. e C. hanno un bambino disabile di 12 anni affetto da un grave disturbo comportamentale.
Un bambino che sorride sempre, un bambino che ama la vita, un bambino che vuole giocare, andare a scuola, semplicemente vivere.
Quest'anno dovrebbe frequentare la prima media dell'istituto comprensivo.
Dovrebbe sì, perché ad oggi Antonio, questo il nome del bambino, non può frequentare la scuola perché non vi è un'insegnante di sostegno specializzata.
Insomma, un diritto che al momento il piccolo Antonio si vede negato.
A raccontarci l'intera vicenda è la mamma di Antonio una donna, una mamma stanca sì ma agguerrita.
Ci racconta che l'insegnante di sostegno è al momento in maternità e che dovrebbe ritornare a lavoro nel mese di gennaio.
L'impegno della dirigente scolastica a trovare un nuovo docente per il piccolo Antonio al momento non ha portato i frutti sperati.
Nessun docente ha infatti accettato un breve mandato per seguire Antonio nella sua attività scolastica.
Antonio ha bisogno di una figura stabile, insomma di una persona che possa diventare suo unico punto di riferimento e che lo possa accompagnare per tutto l'intero anno scolastico.
Insomma avrete ben capito che Antonio vede al momento negarsi i suoi diritti.
Vogliamo unirci al grido di questa madre.
Vogliamo urlare la nostra rabbia di fronte a tanta omertà. Un appello, un grido disperato a chi sa e non fa nulla. A chi guarda ai propri interessi pensando ad arricchirsi arrivando persino ad inginocchiarsi a falsi idoli e miti.
La scuola è un diritto, un diritto di tutti.
Il nostro appello è alle autorità, quelle stesse autorità governative che hanno tolto la dignità a tanti uomini, donne, giovani.
Giovani menti spesso costrette ad emigrare, a lasciare la propria terra.
A quelle autorità che fanno fuggire via le menti brillanti, i ricercatori, lasciandoci ricercati, ladri e assassini.
L'onestà, la giustizia, muoiono soffocati da un'omertà e da un potere che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Un appello a noi tutti cittadini feriti che tra qualche mese saremo chiamati a votare le assurde promesse di chi per scaldare una poltrona sarebbe capace di vendere l'anima al diavolo, meditate quando avrete quella matita tra le mani. Meditate e ricordatevi di quando vi hanno negato i diritti, quando vi hanno tolto la dignità, quando vi hanno sfrattato da casa, quando avete implorato aiuto e non vi hanno aiutato.

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