Aveva 16 anni Stella, nome di fantasia, quando fu vittima di uno stupro da parte di un uomo più grande di lei.
Stella rimane incinta di una bambina.
Frequentava il terzo anno di Liceo, come tante sue coetanee coltivava la passione per la danza, e soprattutto aveva tanti sogni nel cassetto da realizzare.
Pochi istanti, una serata da trascorrere in discoteca con gli amici di sempre, tra fiumi di alcool, il fumo di una sigaretta ed una sniffata di cocaina.
Il suo cammino incrocia quello di un uomo, capelli in ordine, occhi da animale indifeso.
Si avvicina a Stella, le offre da bere, le accarezza il viso.
Poco importa la differenza di età, quella ragazza potrebbe esserle figlia.
Poi il buio, il nulla, ricordi sbiaditi nella mente di Stella, oggi donna e madre di una bambina concepita quella notte.
Stella ha deciso di incontrarci e raccontarci la sua storia.
D: "Buongiorno Stella e grazie per aver deciso di raccontarci la tua storia".
R: "Buongiorno a tutti e grazie a te".
D:"Torniamo indietro di qualche anno. Precisamente al periodo della tua adolescenza. Quali ricordi hai preservati nel cuore e nella tua mente?"
R: "Beh, ho ricordi bellissimi. Credo che il periodo dell'adolescenza sia uno dei più difficili per una donna ma anche il più bello, quello in cui cominci a tessere il tuo futuro, insomma ciò che da grande vorrai essere.
Io le mie giornate le trascorrevo tra la scuola e le lezioni di danza classica.
Sognavo di poter ballare un giorno alla Scala di Milano".
D: "Poi una sera sei stata invitata ad una festa in discoteca. E qui hai incontrato un uomo più grande di te, ricordi poi che cosa è accaduto?"
R: "Ho ricordi un po' nitidi di ciò che accadde quella sera. Ricordo quest'uomo, sulla quarantina, occhi scuri, capelli ben curati, corporatura muscolosa. Mi si avvicinò e mi offrì da bere. Mia madre mi ripeteva spesso di non accettare nulla dagli sconosciuti ma lì per lì ho pensato è solo un bicchiere con del vodka e così ho accettato.
Ho cominciato a bere. Ricordo solo che mi girava forte la testa. Col senno di poi posso dire che in quel bicchiere oltre all'alcool vi era altro, non so cosa però.
Lui mi strinse forte per non lasciarmi cadere. Cominciò a baciarmi.
Io cercavo di allontanarmi ma ero troppo debole. Ero ormai succube di quell'uomo.
Ricordo solo che ad un certo punto sono svenuta".
D: "Quando hai poi ripreso conoscenza?"
R: "A svegliarmi è stato un raggio di sole che proveniva da una persiana.
Ero completamente nuda. I miei vestiti era sparsi sul pavimento.
Era una camera d'albergo. Lui non era lì.
La testa mi faceva male.
Presi il mio cellulare e mi accorsi che i miei genitori mi aveva cercato per tutta la notte ed erano preoccupati per quel mio silenzio.
Li chiamai e li tranquillizzai.
Quando mio padre venne a prendermi mi abbracciò forte.
Forse in un certo qual modo aveva intuito ciò che mi era accaduto".
D: "Hai mai parlato ai tuoi di ciò che accadde quella sera?"
R: "Si. Quel giorno stesso a tavola raccontai loro ciò che mi era accaduto. Sentivo di averli delusi e in un certo qual modo cercavo il loro perdono. Solo così poi sarei riuscita a perdonare me".
D: "Lo hai ottenuto questo perdono?"
R: "Si. Ho avuto la fortuna di avere accanto a me e li ho tutt'ora, due genitori fantastici. Quel pomeriggio andammo tutti insieme al commissariato di Polizia per la denuncia. Fu solo grazie a loro se ho trovato il coraggio di denunciare quell'uomo".
D: "Lo hai mai più rivisto?"
R: "Si. L'ho rivisto in tribunale. Sono stata chiamata a testimoniare contro di lui. Lì mi accorsi che anche altre due donne erano state vittime di abusi sessuali da parte sua.
Mi è rimasto impresso il suo sguardo, i suoi occhi pieni di odio mentre il giudice emanava la sentenza che lo condannava a quindici anni di carcere".
D: "La storia però non finisce lì. Passano alcune settimane e ti accorgi di essere incinta. Quale è stata la tua reazione?"
R: "Quando mi sono accorta del ritardo mestruale la prima cosa che feci fu quella di fare il test.
Mi madre mi rimase accanto.
Il test era positivo. Ero incinta, a sedici anni.
Mia madre mi abbracciò forte. Mi disse che lei mi avrebbe appoggiata qualunque decisione io prendessi.
Chiesi consiglio anche alla psicologa che mi seguiva. Era una donna molto gentile e posso dire che mi aiutò molto.
Mi raccontò di una sua paziente, una donna, che aveva il sogno di diventare madre ma che purtroppo la natura la aveva resa sterile.
Capii che quella bambina che cresceva dentro di me era un dono del cielo e non un castigo, o semplicemente il risultato di una violenza. E più cresceva e più la amavo.
E' qualcosa che non si può descrivere, credo che il rapporto madre - figlia cominci già dalla pancia".
D: "Così hai portato avanti la gravidanza ed è nata Beatrice (nome di fantasia). Hai però dovuto rinunciare ai tuoi sogni di ballerina. I tuoi genitori ti hanno aiutato?"
R: "Ho dovuto rinunciare a danzare, ma non per Beatrice, assolutamente, ma perché mi resi conto che nonostante i miei sedici anni dovevo prendermi le mie responsabilità e cioè dedicarmi in tutto e per tutto a lei. I miei genitori mi hanno aiutata tantissimo ed è grazie a loro se ho potuto continuare i miei studi.
Per le mie compagne ero una sorta di eroina. Alle feste di fine anno portavo sempre con me Beatrice nel passeggino e le mie compagne facevano a gara per tenerla in braccio, così come i professori".
D: "Non hai nessun rimpianto?"
R: "Assolutamente no. Posso dire che oggi rifarei le stesse scelte. Credo che essere madre sia il dono più bello, è qualcosa di straordinario, meraviglioso.
Beatrice mi ha salvata e mi ha reso una persona migliore".
D: "Oggi Beatrice ha sedici anni, la stessa età che avevi tu quando sei rimasta incinta. Ha mai chiesto chi fosse suo padre?"
R: "Si. Me lo ha chiesto tante volte e alla fine decisi di raccontarle la verità. Alla fine mi disse che era orgogliosa di avere una madre come me. Piangemmo entrambe quel giorno".
D: "Quali sono ora i tuoi progetti futuri?"
R: "Continuare a fare ciò che mi fa stare bene, ovvero lavorare e trascorrere più tempo possibile con Beatrice. Magari un giorno andrò alla Scala di Milano a vedere Beatrice ballare".
D: "Un'ultima domanda. Oggi purtroppo sono tante le donne vittime di abusi da parte di uomini senza scrupoli. Cosa ti sentiresti di dire a queste donne?"
R: "Vorrei dire loro di non tacere ma di parlare e farsi aiutare. Il silenzio aiuta spesso il carnefice e mai la vittima".
Commenti
Posta un commento