Camminavo tra le affollate strade del centro cittadino, affollate da studenti; uomini in giacca e cravatta con le loro borse di pelle nera; donne; semplici turisti.
Camminavo con la testa china mentre piccole gocce cadevano dal cielo a schiantarsi sul manto stradale.
Camminavo distratto, immerso nei miei pensieri, in luoghi immaginari percorsi dalla mia mente.
Un cassonetto della spazzatura mi riporta alla realtà.
E' grigio topo e dall'interno proviene uno spiacevole odore.
All'interno scorgo un uomo. Un uomo sulla cinquantina. Ha un cappello di lana nero usurato dal tempo, il capo chino e le mani immerse nei sacchetti di plastica neri.
Arresto la mia corsa. Lo fisso.
Lui se ne accorge. Quasi se ne vergogna.
Alza il capo a veder l'amara luce e lì scorgo la tristezza celata nei suoi occhi.
Esce dal cassonetto.
Mi accorgo che ai piedi non ha né scarpe né calze.
Le sue dita sono logorate, così come le sue braccia e il suo viso.
Indossa un paio di jeans strappati e un maglione di cotone verde.
Accenna un timido sorriso.
Mi si avvicina.
E senza che io dica nulla comincia a parlare.
Mi racconta la sua storia. La storia di un uomo che era andato via di casa a 18 anni.
Aveva trovato lavoro in una grande azienda di costruzioni e lì aveva incontrato lei, la sua donna, quella donna che aveva sposato.
Mentre mi parla di lei sento battere forte il suo cuore, parla a singhiozzi, due lacrime bagnano il suo viso.
Da quell'amore così bello sono nati un bambino e una bambina.
Insomma, una famiglia felice, dove l'amore regnava padrone.
D'improvviso il suo tono di voce si fa più cupo.
Mi dice che l'azienda per la quale lavorava è fallita e così da un giorno all'altro si è ritrovato senza lavoro.
Invano ha cercato altri lavori, ma nulla. Nessuno ha risposto al disperato grido di un uomo che in poco tempo ha visto perdere tutto ciò che aveva.
Mi dice che la casa è stata pignorata.
La moglie lo ha lasciato portandosi con sé i bambini.
Gli è rimasto solo quel cappello nero di lana cucito dalla moglie; quel maglione verde, verde come la speranza un giorno di rivedere i suoi figli e quei jeans strappati a coprire le ossa che fuoriescono.
Mi dice che invano ha chiesto aiuto alle istituzioni ma nulla.
Si sente abbandonato, tradito dalla sua patria, tradito da coloro che lo potrebbero anzi lo dovrebbero aiutare.
Terminata la sua storia si allontana.
Non vuole commiserazione, pietismo. Non vuole neanche denaro.
Vedo la sua sagoma scomparire dietro l'angolo.
Mi chiedo se lo rivedrò un giorno. Se lui rivedrà quei suoi figli tanto amati.
Camminavo con la testa china mentre piccole gocce cadevano dal cielo a schiantarsi sul manto stradale.
Camminavo distratto, immerso nei miei pensieri, in luoghi immaginari percorsi dalla mia mente.
Un cassonetto della spazzatura mi riporta alla realtà.
E' grigio topo e dall'interno proviene uno spiacevole odore.
All'interno scorgo un uomo. Un uomo sulla cinquantina. Ha un cappello di lana nero usurato dal tempo, il capo chino e le mani immerse nei sacchetti di plastica neri.
Arresto la mia corsa. Lo fisso.
Lui se ne accorge. Quasi se ne vergogna.
Alza il capo a veder l'amara luce e lì scorgo la tristezza celata nei suoi occhi.
Esce dal cassonetto.
Mi accorgo che ai piedi non ha né scarpe né calze.
Le sue dita sono logorate, così come le sue braccia e il suo viso.
Indossa un paio di jeans strappati e un maglione di cotone verde.
Accenna un timido sorriso.
Mi si avvicina.
E senza che io dica nulla comincia a parlare.
Mi racconta la sua storia. La storia di un uomo che era andato via di casa a 18 anni.
Aveva trovato lavoro in una grande azienda di costruzioni e lì aveva incontrato lei, la sua donna, quella donna che aveva sposato.
Mentre mi parla di lei sento battere forte il suo cuore, parla a singhiozzi, due lacrime bagnano il suo viso.
Da quell'amore così bello sono nati un bambino e una bambina.
Insomma, una famiglia felice, dove l'amore regnava padrone.
D'improvviso il suo tono di voce si fa più cupo.
Mi dice che l'azienda per la quale lavorava è fallita e così da un giorno all'altro si è ritrovato senza lavoro.
Invano ha cercato altri lavori, ma nulla. Nessuno ha risposto al disperato grido di un uomo che in poco tempo ha visto perdere tutto ciò che aveva.
Mi dice che la casa è stata pignorata.
La moglie lo ha lasciato portandosi con sé i bambini.
Gli è rimasto solo quel cappello nero di lana cucito dalla moglie; quel maglione verde, verde come la speranza un giorno di rivedere i suoi figli e quei jeans strappati a coprire le ossa che fuoriescono.
Mi dice che invano ha chiesto aiuto alle istituzioni ma nulla.
Si sente abbandonato, tradito dalla sua patria, tradito da coloro che lo potrebbero anzi lo dovrebbero aiutare.
Terminata la sua storia si allontana.
Non vuole commiserazione, pietismo. Non vuole neanche denaro.
Vedo la sua sagoma scomparire dietro l'angolo.
Mi chiedo se lo rivedrò un giorno. Se lui rivedrà quei suoi figli tanto amati.
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