In un calcio malato a pagare son gli onesti

Era la cosa, forse l'unica, che continuava a divertire, ad unire, a credere in qualcosa. Il gioco del calcio, quello vero, quello puro, quello autentico, quello lontano dal mondo del business. In fondo ormai il calcio è diventato questo. Non ci si diverte più, vince solamente chi è più ricco e non chi è più onesto, chi lotta e crede ogni giorno, chi segue la squadra in casa ed in trasferta.

Juventus, emblema di una squadra che vince solo in Italia.

Da sette anni domina il campionato italiano, se così possiamo dire. Vince in Italia ma non in Europa, dove forse il denaro conta poco o dove ancora esistono persone che nel gioco del calcio pulito ci credono ancora. Cambia la minestra ma non cambia la musica. Anche quest'anno, nei momenti in cui ci si poteva credere in un campionato diverso, a metterci lo zampino finale sono stati gli uomini con la divisa gialla ed il fischietto in bocca. Ed ecco che per magia arriva il settimo scudetto cucito sul petto. C'è chi dice che loro siano leggenda e storia per altri non sono altro che una triste pagina di calcio che andrebbe cancellata. C'è chi parla di insensibilità degli altri ma non guarda i fantasmi che ha nell'armadio (es. calcioscommesse, un tradimento) e viene esaltato come simbolo e modello da seguire per i tanti giovani che s'affacciano al mondo del calcio. Ma prima o poi spero e mi auguro che questo triste spettacolo possa giungere al termine. Essere bianconero non è una fede e se chiedi a qualcuno di loro il perché tifano quella squadra risponderanno: "Perché vince sempre". Gravissimo poi il paragone, fatto da un giornalista, con il Grande Torino. Paragone che non esiste e non esisterà mai. Il Grande Torino era fede, cuore, era un qualcosa in cui credere, sperare, e perché no sognare. Era il simbolo di un calcio onesto, pulito, di un calcio che rispecchiava i valori dell'uguaglianza, della fratellanza ed era soprattutto sano divertimento.

A rimetterci sono le piccole realtà calcistiche, quelle che goccia dopo goccia seminano un calcio leale, un calcio che faccia divertire la gente che paga il biglietto, che si fanno promotori di un calcio vero, dove a vincere non sia chi ha il portafoglio pieno di soldi ma chi suda e lotta per la maglia. Ma in un calcio malato a pagare sono sempre gli onesti, coloro che credono in ciò che fanno, che credono ancora in quel magico mondo del pallone con l'augurio che possa veramente cambiare qualcosa.