L'ennesima storia di femminicidio quella di Lorena Quaranta. L'ennesima storia di un uomo geloso, possessivo e violento che il 31 marzo, durante il lockdown, le ha strappato la vita. L'ennesima storia di una giovane ragazza di 27 anni, dolce e gentile, che aveva un sogno, quello di diventare dottoressa e prendersi cura degli altri. E quasi sicuramente si prendeva cura anche di quell'uomo che le stava accanto, di quell'uomo che le diceva di amarla, di quell'uomo che avrebbe dovuto proteggerla ed invece le ha tolto la vita. Si sarebbe dovuta laureare quest'anno Lorena con una tesi in Pediatria e l'amore che stava dedicando ai bambini del reparto con il suo sorriso contagioso. Quel sorriso che, però, non ha placato l'ira accecante di un essere vile e dannato che si è accanito su di lei soffocandola. L'ennesima storia di un amore malato condito da una violenza e psicologica e fisica sfociata nel più tragico epilogo.
Lorena, però, ha vinto e qualche giorno fa si è laureata in Medicina con 110 e lode. Lorena non c'era, non era lì. A discutere la sua tesi è stata Vittoria, sua amica e collega davanti al Rettore e ai genitori di Lorena. Quando il Rettore ha pronunciato le seguenti parole: "La proclamiamo Dottoressa in Medicina e Chirurgia con la votazione di 110 e lode accademica" la commozione ha travolto tutti i presenti nell'aula. Lorena si è laureata, è riuscita a coronare il suo sogno. Questa volta non ha vinto la violenza, non ha vinto la morte. Ha vinto la vita, ha vinto il sorriso, la dolcezza, la bontà di una ragazza che amava la vita e che le è stata tolta da chi diceva di amarla.
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